Patriottismo estremo rifugio delle canaglie

“Le forze reazionarie hanno uomini e quadri abili ed educati al comando, che si batteranno accanitamente per conservare la loro supremazia. Nel grave momento sapranno presentarsi ben camuffati, si proclameranno amanti della libertà, della pace, del benessere generale, delle classi più povere. Già nel passato abbiamo visto come si siano insinuate dietro i movimenti popolari, e li abbiano paralizzati, deviati, convertiti nel preciso contrario. Senza dubbio saranno la forza più pericolosa con cui si dovranno fare i conti. Il punto sul quale esse cercheranno di far leva sarà la restaurazione dello stato nazionale. Potranno così far presa sul sentimento popolare più diffuso, più offeso dai recenti movimenti, più facilmente adoperabile a scopi reazionari: il sentimento patriottico”.
Che il patriottismo sia l’estremo rifugio delle canaglie già, nel 1775, ce l’aveva detto Samuel Johnson. Nel patriottismo c’è tuttavia un po’ d’amore, sia pure distorto, verso il paese in cui si vive, verso chi condivide lo stresso spazio e lo stesso tempo. Niente di ciò negli attuali sovranisti: solo odio e rancore verso chi è indicato come diverso e nemico. È il solo modo di sentirsi dei “nostri”.

L’hanno scritto in tre – Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli – su un’isola dove erano confinati. È il manifesto di Ventotene, il progetto di un’Europa possibile e necessaria.
Consiglio di leggerlo. Era l’estate del ’41, molto preoccupante, per l’Italia, l’Europa, il mondo. Può aiutarci ad affrontare i tempi orribili nei quali siamo entrati.

(Elogio delle ammorsature)
 (...) Rileggiamo i primi articoli della nostra costituzione e fermiamoci sull’11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. È il ripudio dell’ottuso sovranismo per una prospettiva più ampia, la sola che può dare speranza. Lo diceva bene Calamandrei: “Come gli architetti nel costruire parte di un edificio che dovrà esser compiuto nell’avvenire lasciano nella parete destinata a servire d’appoggio certe pietre sporgenti che essi chiamano ammorsature, cosi è concepibile che nella Costituzione italiana siano inserite, in direzione della federazione non ancor nata, cosiffatte ammorsature giuridiche, che potranno domani servire di raccordo e di collegamento con una più vasta costruzione internazionale: offerte unilaterali che mostreranno fin d’ora la nostra buona volontà, e che, funzionando oggi da invito e da esempio, potranno domani, quando il nostro richiamo sarà compreso, trasformarsi in intese e, via via, in aggregati sempre più solidi e più spaziosi “.
L’aggregato più solido e spazioso è l’Europa. Non possiamo rinunciarvi per rinchiuderci in spazi nazionali asfittici e pericolanti, in balia di potenze economiche, politiche e militari che vediamo all’opera contro tutti i principi che abbiamo condiviso nella carta del Diritti fondamentali dell’Unione Europea: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia.


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